giovedì 31 gennaio 2013



Elpida

Michele Dixit, Pini, 1985, acquarello
T'ho sempre sognata
nei momenti d'attesa
memoria di un tempo
quando bambino
mi precipitavo in piazza
e gridavo strillavo
per ricevere in dono
il promesso gelato
Ora che i sogni
rischiano l'eterno
e giocattoli e libri
non bastano più
costretti ambedue
alla corsa del tempo
ti stringo con forza
al mio debole petto


in me con me pronta
per l'ora dell'atteso
inaspettato trapasso

(C. Cellini, in Neacromata, 1995, p. 33)




Gianbecchina, La disfatta, 1937, olio su tela cm 100 x 60



Ricorsi storici


A forza lenti si spingono
gli usci contro i pesanti battenti
ma i cardini non girano più
uomini lutulenti s'accalcano
lungo le vie lastricate di morti

Lì giace il Colosseo
là via dei Fori Imperiali
e l'Arco di Augusto che veglia
la gioia per i morti ammazzati

(C. Cellini, in Neacromata, 1995, p. 43)




domenica 27 gennaio 2013




Manlio Giannici, La luce e la soglia
in "Icona dell'uomo", 1992, mostra d'arte contemporanea
 Ancora una volta
 ho guardato il cielo
e la terra riflessi
negli occhi distratti
della gente che incontro
al mattino alla sera
all'ora del tramonto

Ancora una volta
ho guardato la via
che ogni giorno percorro
in compagnia di Poma
e l'anfiteatro greco-romano
e i palazzi barocchi
che spiano il mare

Ancora una volta
ho udito il passero
e l'acqua scorrere
ai margini della piazza
dove un tempo risonarono
le adolescenti note
del Gallus cantavit

Ancora una volta
ho atteso al semaforo
che il rosso divenisse
arancione e poi verde
per lasciarmi trasbordare
là dove l'inquietudine
pressante mi spingeva

Ancora una volta


poi il Silenzio


(C. Cellini, in Neacromata, pp. 26 – 27)




Remo Gerevini 
Presenze - Dal Tritone alla Badia: i Gabbiani, 2006, 
inchiostro, grafite, pastello, cm 50 x 70
Alle prime luci dell'alba
quando le gocce notturne
cessano il tremulo brillare
e il geranio si affratella
e le mammole e i narcisi
guardano il cielo
mi affaccio al balcone
A destra le mitiche acque
che portano a Scilla e Cariddi
le cupole sormontate da croci
le campane azzittite da anni
A sinistra giù in basso
come fiumi in piena
le auto che avanzano
si rincorrono
si moltiplicano
si contendono il nome
si rubano pezzi di strada


e in fragoroso silenzio
molle l'asfalto
scivola sotto le ruote
solitudini tracciano
percorsi convulsi
convivenze precarie


(C. Cellini, in Neacromata, 1995, p. 20)


giovedì 24 gennaio 2013



Sebastiano Milluzzo, Le bianche colombe, 1967
Olio su tela, cm 100 x 70
Che noia parlare di carne
ancora la favola
dell'anima e il corpo
il corpo è soma
e l'anima sua prigioniera

Che noia sparlare di carne
ancora la vecchia morale
dell'anima e il corpo
il corpo è iena in agguato
e l'anima inevitabile preda

Che noia parlare parlare
ancora parlare
per poi potere sparlare

In India in Tailandia
nell'Africa Nera gli uomini muoiono
muoiono le donne e i bambini
e l'anima e il corpo
non lasciano traccia


per noi


(C. Cellini, in Neacromata, 1995, p. 21)


Sebastiano Milluzzo, Maschera, 1985,
Acrilico su tela, cm 40,5 x 30
Quando si fa sera
e il cuore si dispone
all'ascolto
stringendo a sé
tutte le solitudini
del giorno
io penso a te
e a te
e a te che ho
appena incontrato
anzi intravisto
al di là delle mura
d'occidente
dritto fra tanti
te stesso uguali
col fucile in mano
pronto a far… pace

A terra
stesa bocconi
stava la gente
dalla pelle nera


di rabbia

(C. Cellini, in Neacromata, 1995, p. 17)

mercoledì 23 gennaio 2013



Sebastiano Milluzzo, Terremoto sull'etna, 1985
 tecnica mista su tela cm 90 x 90
Forza Etna!


Un forte boato
un grande bagliore
e la terra
prese a tremare

Dal monte zampillano
fiumi di fuoco
possenti lingue
lambiscono case
la gente urla
facendosi il
segno di croce

e le ginestre
si trasformano
in piccole nubi
di odori

folate di vento

memorie antiche
di vita

(C. Cellini, in Neacromata, 1995, p. 38)



Michele Dixit, Nella pineta, 1987, acquarello
A sera
  
Vorrei ora
riposare in pace
nelle vicinanze
dei tuoi pensieri
e volar con essi
leggero anch'io
fra infinite forme
ed essenze oscure
ed universi
tutti da scoprire


(C. Cellini, in Neacromata, 1995, p.55)



martedì 22 gennaio 2013


Sebastiano Milluzzo, Bananeto, 1958
smalto su tela, cm 65,5 x 49
Terra d'amuri


terra soave
antica bellezza
bagnata da
mitiche acque
accarezzata da
soli e limpidi
squarci di cielo
densi di nubi

terra che odori
di zagara e
mandorli in fiore
terra che tremi
e vomiti sangue
sulle tue ferite spente
fra pietre oscure e
ginestre al tacito tramonto
Vittorio Di Blasi, Campionario per la creazione di un mare
.lamina di ficodindia su maiolica, 2006 
cm. 60 x cm. 50 - Messina, collezione privata. 

terra che malinconica
guardi i tuoi mari
là dove approdano
ancora
arabi e greci
e nuovi popoli
e nuove armi

terra dolce ospitale
generosa gaia
terra di sospiri
e lacrime amare
terra di sogni
e…


(C. Cellini, in Cháris, 2a ed. 1987, p. 54)







Artisti


Sebastiano Milluzzo, Maschera, 1982
 Esseri sempre inquieti
lontani dal tempo
nel tempo
resi mondi dal dolore
veri nella finzione
altri nella diversità
Attorniati da tutti
privati di tutto
soli in ginocchio
a chiedere e desiderare
sospirando la vita
in cerca di se stessi
padri e madri
figli mariti e spose
amanti amati ad ore
  
talvolta a minuti
quasi sempre a secondi

(C. Cellini, in Ancora Stelle, 1993, p.46)

lunedì 14 gennaio 2013



Momò Calascibetta, Labirinto verticale, 1993, 
acrilico cm 200 x 150 
Oggi è vacanza


Non siamo stanchi
di celebrare vittorie
libertà conquistate
a suon di morti ammazzati

Non siamo stanchi
di esporre cimeli
crear monumenti
sbandierare colori

Non siamo stanchi
di ripeterci eguali
necessitati nemici
nei secoli per secoli


 (C. Cellini, Oggi è vacanza, in Neacromata, 1995, p. 40)

Fino a quando ancora

  
Gianbecchina, Mattanza, 1961, olio su tela cm 120 x 102
lunghi
orrendi
percorsi
di sangue
da Nord
a Sud
avanzano
appaiati
percorrono
imperscrutabili
vie
segnano
latitudini
oscure
fuggono
da Azimut
a Nazir
e fondano
costretti
territori

(C. Cellini, Fino a quando ancora, in Transenne, 1996, p.48)

venerdì 11 gennaio 2013


Vittorio Di Blasi, Elementi di chirurgia ottica ad uso delle classi medie, 2011
lamina di ficodindia su vetro e plex - cm. 100 x 100, collezione dell'autore
Incontro al Mistero


Toccate dal silenzio
ad una ad una
le ore avanzano
in solenne processione
Varcano la soglia
s'inchinano genuflettono
rimangono in attesa


e l'ultima
la prima
tarda a venire


(C. Cellini, Incontro al mistero, in Neacromata, 1995, p. 34)


giovedì 10 gennaio 2013



"Guerra fino alla vittoria"

John Martin, Il grande giorno della sua ira, 1854

e vidi le Menadi
impugnare il tirso
sventrare gli animali
e divorarli interi
ma vidi pure
i luttuosi Stinfali
sollevarsi in cielo
e da lì fissare
l'Abisso mostruoso
il Caos indistinto
Tanato e Nemesi
inseparabili fratelli


Cesare Cellini, "Guerra fino alla vittoria", in Neacromata, 1995, p.58)


Vittorio Di Blasi, Tundra al tramonto, 2011,
lamina di ficodindia su pergamena,
cm 60 x 150 Caltagirone, collezione privata
Negli udian dell'anima
  
Smarrito in un groviglio di pensieri
con la gola secca e gli occhi annebbiati
entro la cerchia indistinta del tempo
feci a ritroso il cammino del vero

ma Dio sembrava un sogno lontano








(Cesare Cellini, Negli udian dell'anima
in Transenne, 1996, p.44)


lunedì 7 gennaio 2013


Giuseppe Di Giunta, Riflessioni, 1978
pastello, cm 40 x 60

…e non s'impara ad amare


impantanate
nel distinguo
le noiose reiteranti
morali
vivono ancora

e il dolore e le morti
velate
da indigeste ragioni
nella stàpula
rischiano il giorno




(Cesare Cellini, …e non s'impara ad amare, in Transenne, 1996, p.30)



 
Dina Viglianisi, Io pura sorgente, catturata in vetro blu,
1999, olio su tela cm 140 x 100


Io voglio ritornare a casa

 
e come Allora
sapientemente
mi rivestisti
della Tua futura carne
paziente attendo oggi
pensiero del Tuo pensiero
che dalle plaghe remote
dei nulla temporali
in nome del figlio Tuo
mio fratello
mi chiami a Te
mio unico Signore


e sulle Tue ginocchia
ci scorderemo insieme
la rivolta di Adamo
e il frutto del dolore

 

(Cesare Cellini, Io voglio ritornare a casa, in Éxodos, 2010, p. 12)

giovedì 3 gennaio 2013




William Turner, Tormenta di Neve, 1842, 
Londra, Tate Gallery

Palermo 1992


e come Giobbe
non smetterò d'imprecare
Sofferente smarrito
andrò in cerca di Dio
per farmi spiegare i perché
di tanti dolori

(Cesare Cellini, in Transenne, 1996, p. 25)


Uomo


Dal cielo
di sempre-domani
cade fine
Dina Viglianisi, Trasparenze 1, 1988,
litografia su pietra, matrice cm 34 x 24
una pioggia
di tiepide lacrime
nuove di gioia
Ascolta il suo
soffice suono
è la voce del cuore
che t'invita ad uscire
Assapora lentamente
la purezza di attimi
eterni di vita
bagnandoti in essa
ritrovi il tuo primo vagito
E smettila di odiare
giocando a quel gioco
già vecchio da sempre
che più forte ti vuole
sul forte che forte non è
Apri gli occhi e
rinasci
Dina Viglianisi, Trasparenze 2, 1988
litografia su pietra, matrice cm 34 x 24
abbandona quegli angoli bui
che neri di fanno i pensieri
Accostati ai
fiori di campo
che ridono e giocano
fra erbe fra spini
fra aridi sassi
corrosi dal tempo
Disperdi la paura
uccidi la rabbia
metti in fuga l'invidia
restituisci il volto
al tuo volto
le mani alle mani
il sorriso ai
tuoi occhi di pianto

(Cesare Cellini, Uomo, in Cháris, 2a ed., 1987, p. 51)


Dina Viglianisi, Inquietudine rossa,
olio su tela cm 100 x 120
In quella solitudine di resti


La storia è mistero
mi han detto
La morte è muta esperienza
ho risposto

Rimasi in silenzio
con le ginocchia serrate sul mento
Gli astanti in attesa
disorientati assistevano queti

Roma contro Giudea
han gridato
Vita contro vita
ho sillabato

…e tacquero le voci

Nel vicino Ruanda
i non-più-giovani petti
squassati da lamentosi singhiozzi
rassegnavano rumori alla notte


(Cesare Cellini, In quella solitudine di resti, in Transenne, 1996, p. 51)

Quanti i morti oggi in guerra
                     
Dina Viglianisi, Silenzi 2, litografia su pietra, 1988
matrice cm 41 x 26
Oggi
i miei sospiri
non salgono al cielo
per sfiorare le stelle
e confidare alla luna
l'amore lontano
                Oggi
i miei sospiri
non s'imbevono più
d'immensità cristalline
di sogni di giochi
di strane-argute fantasie
               Oggi
i miei sospiri
han cessato d'essere
                        miei
rimangono muti
serrati nel petto

vegliano

 (Cesare Cellini, Quanti i morti oggi in guerra, in Neacromata, 1995, p. 19)


mercoledì 2 gennaio 2013

 
 
Ovunque sui pennoni le bandiere
 
Come in uno specchio
              riflettiamo sul nemico
              i nostri orrori
                                                         inevitabili
                                                         sacri
                                                         giustificati
                                                         necessitati
                                                         valorosi
                                                         orrori
 
e celebriamo ubertose vittorie
              tramandiamo parate nel tempo
              innalziamo monumenti ai caduti
 
e agli altri caduti?
La morte era dovuta
 
                                LA MORTE


(Cesare Cellini, Ovunque sui pennoni le bandiere, in Éxodos, 2010, p.15)
 
 
 
 
 


Anna Kennel, Alberi ombra,
olio su tela cm 30 x 150
Made in Thailandia

condannati a nascere
e morire col tempo
comprati e ricomprati
per pochi denari
costretti a mendicare
lussuriose indulgenze
biecamente ridotti
ad esseri senza perché
privati dei sogni
e d'ogni confortata agonia
con le mani arrossate
e il viso consunto
e l'innocenza della carne
stretta nel cuore
assommano a nuove sconfitte
una muta e scomposta pietà

(Cesare Cellini, Made in Thailandia, in Transenne, 1996, p. 39)

 
 
Dina Viglianisi, Verso pura sorgente,
olio su tela cm 100 x 120, 1999
Te
che ho sempre stretto a me
nella memoria
nella non-ricordanza
fingendomi il tuo volto
in mille volti umani
e mille idiomi
cristallini come l'acqua
che scende dalle alte montagne
e pura sgorga dalla fonte
Te
che ho sempre sognato la notte
quando i desideri avanzano
e gli umori del giorno si mutano
in tenere tenerezze
Te
io canto
e non posso che cantare
con la mia voce
esile rauca
dai toni smorzati
dalle parole rubate
a chi vive in solitudine
la propria morte
fra imprecazioni e preghiere
Te
chiunque tu sia
io canto
Alleluia
Miserere
Alleluia
 
(Cesare Cellini, Te, in Neacromata, 1995, p.22)