che
ho sempre stretto a me
nella
memoria
nella
non-ricordanza
fingendomi
il tuo volto
in
mille volti umani
e
mille idiomi
cristallini
come l'acqua
che
scende dalle alte montagne
e
pura sgorga dalla fonte
Te
che
ho sempre sognato la notte
quando
i desideri avanzano
e
gli umori del giorno si mutano
in
tenere tenerezze
Te
io
canto
e
non posso che cantare
con
la mia voce
esile
rauca
dai
toni smorzati
dalle
parole rubate
a
chi vive in solitudine
la
propria morte
fra
imprecazioni e preghiere
Te
chiunque
tu sia
io
canto
Alleluia
Miserere
Alleluia
(Cesare Cellini, Te, in Neacromata, 1995, p.22)
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