domenica 2 dicembre 2012


(Dina Viglianisi, Senti il tuo silenzio, 1997, olio su tela, 35x50)
12 Settembre, 1992.

 Da quando sono tornato dall'ospedale non faccio che indagare, mettere in discussione me stesso e le verità acquisite.
     Come i cani abbandonati, che ripassano l'intera città pur di trovare un avanzo che calmi i morsi della fame e assicuri loro ancora un giorno, anche io non faccio che rimestare le carte dei filosofi per assicurarmi quel tanto di vero per la mente, che mi permetta di oltrepassare la soglia della morte senza paura.
     Per adesso mi sento bene, ma so che questo benessere è provvisorio e che prima o poi dovrò nuovamente arrendermi ai medici e alle medicine. Ciò alimenta il mio tormento, il continuo chiedermi se esiste un presente oltre il futuro e a cosa o a chi vado incontro, quando questa mia malattia, perduto ogni interesse per me, mi abbandonerà: misero avanzo di un pasto consumato troppo in fretta.
     Costretto dal bisogno, spinto dalla necessità, mi affido alla lettura dei Pensieri di Pascal, Del sentimento tragico della vita di Unamuno, della Filosofia di Jaspers, e mi sforzo di comprendere fino in fondo quell’«essere-per-la-morte» di Heidegger; mi sembra, però, di percorrere vie a tratti oscure, a tratti luminose: e l’inquietudine e l'angoscia prendono il sopravvento.
(Cesare Cellini, 12 Settembre 1992, in Frammenti d'un journal intime, 1998, p. 13)

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