giovedì 6 dicembre 2012


Natale, 1991

Talvolta ho la sensazione che vi siano ancora molti Cesari in giro, in Occidente; ed ho pure la sensazione che ci pervada il timore di perderne alcuni o di non poterne celebrare di nuovi. E così ci spingiamo verso altre terre, facendo razzia di popoli ancora innocenti.
Occorre, forse, riscrivere la nostra storia: inneggiare un po' meno a Cocceo Nerva ed avere il coraggio di arrossire.
(Cesare Cellini, Natale 1991, in Frammenti d'un journal intime, p.11)

20 Aprile, 1992
(Sergio Fiorentino, Nudo, 2011,
olio e acrilico su tela, 100x120)

L'Occidente è ammalato di solitudine. Pensa ed agisce come se nulla esistesse intorno a sé, come se il resto del mondo gli fosse nemico.
Vinto dalla paura, trova nell'aggressione economica la sua difesa e fa vittime ovunque, imprigionando la vita e Dio e quanto si trova sul suo cammino.
È ora che decida se riconoscere in Onan il suo Signore, ed attendere in adorazione la propria fine, o dividere con l'altro il proprio mantello e spargere insieme a lui il proprio seme.
(Cesare Cellini, 20 Aprile 1992, in Frammenti d'un journal intime, p.12)


6 Dicembre, 1992

Ho sempre creduto che il tempo non fosse mai sufficiente per assicurarci la verità di un giudizio. Ho sempre odiato, infatti, dover dare ragione a chi pretendeva di averne prima ancora che i fatti iscrivessero la loro verità nella storia.
Oggi, purtroppo, debbo, mio malgrado, ricredermi e dire, per necessità, che i poteri iscrivono sempre le loro verità nella storia, prima ancora che i fatti ne costituiscano il fondamento.
Ma intanto la gente assapora, davanti alla morte, reiteranti solitudini antiche e squassanti silenzi.
(Cesare Cellini, 6 Dicembre 1992, in Frammenti d'un journal intime, p.16)


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