5 Novembre 1992
Jennifer Caudill, Dialogo, olio su tela, cm.70x100 |
E più queste cose esigono uno
sforzo –più cioè si allontanano dalla realtà concreta, più perdono
l'immediatezza del comunicare, più si spogliano dell'universalità del segno che
le rappresenta– più vengono stimate.
Una cosa è certa, però, che i
grandi e possenti e capaci estimatori appartengono, fortunata-mente, ad una
stretta cerchia di persone che, solitamente, ama confondere i confini della realtà
con i confini di se stessa –ossia, della propria massa corporea– e si inebria!
Ciò, purtroppo, accade anche
nell'arte, dove, talvolta, si verifica pure che il significante prenda il
sopravvento sul significato.
Ma se è vero che l'arte
racchiude in sé una qualche verità, se è vero che possiede in sé il valore
dell’educare ed è valore essa stessa, io credo che condizione indispensabile
sia la chiarezza formale e la semplicità concettuale che la rendono accessibile
a tutti, anche agli ignoranti –a quella stretta cerchia di persone cioè.
Dio, infatti, che è verità
semplice, si rivela agli umili, i quali –così è scritto– un giorno erediteranno
la terra.
(Cesare Cellini, 5 Novembre, 1992, in Frammenti d'un journal intime, p. 15)
12 Gennaio 1993
Vinto dall'ansia, dal
desiderio di un possibile Oltre,
sento sempre più pressante la necessità di abbandonare ogni forma di conoscenza
e affidarmi al sogno: istinto primitivo, che ci permette di rientrare nel
grembo della Madre, ogni qual volta lo vogliamo, e fluttuare liberi nelle acque
primordiali senza la paura e le costrizioni del tempo.
Mi conforta, infatti,
pensare che il sogno mi sarà compagno
fino all'ultimo respiro, fino alla soglia dell'incomprensibile e, forse,
ancora oltre.
(Cesare Cellini, 12 Gennaio, 1993, in Frammenti d'un journal intime, p. 19)
15 Gennaio 1993
Oggi ho letto, in una
citazione, un pensiero di Jakob Boehme: «dal momento che un uomo comincia a
vivere, è già abbastanza vecchio per morire».
Io non conosco questo
Autore, non so dunque quale è il giusto senso da attribuire a questa
affermazione.
Penso, però, che la
morte è necessità per la vita e la vita non si attua se non nella morte. Ma se
questo vale per la vita, non credo che possa valere anche per me. Non ne sono
sicuro. La vita sfida l’eterno; io, solo il temporale.
(Cesare Cellini, 15 Gennaio,
1993, in Frammenti d'un journal intime, p. 20)
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